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ANTONIO BERTOLONI


Fotografia di Antonio Bertoloni
Fotografia di Antonio Bertoloni.

Camminando per le strade delle prime colline zolesi può capitare di imbattersi, tra i nomi delle vie, in personaggi storici che sono entrati nella nostra quotidianità quasi senza che ce ne accorgessimo. Ricordiamo Giosuè Carducci, poeta e scrittore, storico docente dell’Alma Mater e  premio Nobel per la letteratura; poi prendiamo familiarità con la nostra storia incontrando il pittore Francesco Raibolini, detto “Il Francia”, anche se in Francia non c’era mai verosimilmente stato; conosciamo il martire, poi Santificato, Pancrazio, che dà il nome ad un’antica borgata e ad un oratorio distrutto nei bombardamenti del secondo conflitto mondiale, dove oggi abbiamo la sede. Forse abbiamo anche presente chi fosse Antonio Bertoloni, ma vorremmo approfondire un po’ per conoscere meglio uno dei più importanti botanici dell’Ottocento e il suo legame con Zola Predosa.

Biografia

Illustrazione di Ophris bertolonii.

Antonio Bertoloni nacque a Sarzana nel 1775. Si laureò in medicina a Genova nel 1796 ed esercitò la professione di medico. Nel mentre, coltivò con passione lo studio della botanica. Nel 1816 venne chiamato ad occupare la cattedra di botanica all’Università di Bologna, divenendo inoltre direttore dell’orto botanico, carica che manterrà per più di mezzo secolo.

È noto per essere l’autore della Flora Italica, opera monumentale in 10 volumi (1833 – 1854) che descrive per la prima volta in maniera comprensiva la flora spontanea del nostro paese. Si è dedicato inoltre allo studio della flora esotica, pubblicando, fra le altre opere, la Florula Guatimalensis (1840). Morì nel 1869, all’età di 94 anni. Nel corso di oltre 50 anni di studi, Bertoloni ha descritto più di 500 tra specie, sottospecie e varietà di piante italiane e straniere.

All’università di Bologna sono conservati i suoi erbari, frutto di anni di raccolta su campo e scambi di campioni di piante con studiosi provenienti da tutto il mondo: l’Hortus Siccus Florae Italicae: comprendente oltre 4000 specie provenienti da ogni parte d’Italia e l’Hortus Siccus Exoticus, comprendente oltre 11000 campioni provenienti da svariati paesi esteri; dal resto d’Europa al Guatemala, dalla Siberia all’India.

Ad Antonio Bertoloni è stato dedicato un genere di piante erbacee, Bertolonia, e diverse specie vegetali, tra le quali un’orchidea, Ophrys bertolonii, e un cardo, Cirisium bertolonii.

Bertoloni a Zola

Illustrazione di Villa Virginia. Autore: Thomas Pondrelli
Illustrazione di Villa Virginia.

Se ci è possibile incontrare questo personaggio storico tra le vie di Zola è perché qui ha trascorso ogni estate dal 1844 al 1860. È per ragione dei suoi “fruttuosi ozi estivi” che il Comune di Zola Predosa ha voluto dedicare il suo nome alla via su cui si affaccia la sua residenza estiva, Villa Virginia. Nel 1841 Antonio Bertoloni acquista a Zola Predosa un podere con annessa casa colonica e una casa di villeggiatura. Quest’ultima verrà trasformata in villa, alla quale l’illustre botanico darà il nome di Villa Virginia, in onore di sua figlia Virginia. 

Dal 1844 Villa Virginia sarà la sua dimora estiva, dove si dedicherà allo studio e alla preparazione dei suoi erbari e della sua Flora Italica. Qui Bertoloni ha allestito una grande biblioteca, di oltre 1500 volumi, che verrà poi donata assieme ai suoi erbari all’università di Bologna dagli eredi, nel 1928.  Sulla facciata d’ingresso della villa, l’omonimo “reverente e remore” nipote Antonio Bertoloni Junior, il 27 maggio del 1923, fece apporre una marmorea targa commemorativa, tuttora presente, in onore del nonno.

L’uomo oltre al botanico

Ritratto a mezzo busto di Antonio Bertoloni
Ritratto di Antonio Bertoloni.

Abbiamo finora avuto modo di approfondire la vita di un fervente studioso, una mente brillante che ha fornito un contributo importante alla comunità scientifica tutta, ma com’era l’uomo che sosteneva queste gesta? Pensiamo che qualunque descrizione che possiamo fornire noi, non potrebbe rendergli giustizia. Per quanto scrupolosi nelle nostre ricerche, non potremmo che reinterpretare le parole di chi lo ha conosciuto e vissuto, correndo il rischio di viziarlo l’opinione. Pertanto, lasceremo che sia un suo coevo a descriverlo, affidandoci direttamente al suo giudizio: Filippo Parlatore.

Nel 1869, il botanico palermitano descrive in questo modo il collega sarzano-bolognese: “Piacevole oltre ogni credere era la sua compagnia per l’acutezza della mente e talvolta ancora per i giudizi un po’ troppo severi di altri botanici ai quali egli dava francamente il titolo di animali. Piccolo di statura, un po’ curvo, con un bastone con il pomo di argento sotto il braccio, portando per lo più un soprabito lungo color marrone e un cappello basso con la tesa un po’ larga, talchè si sarebbe creduto di vedere in lui anche per la foggia di vestire un uomo di un altro secolo; il suo intelletto e una certa tal quale furberiola si palesava nel suo occhio nero, vivo e penetrante”.

 

Bibliografia

Maria Luisa Boriani, Arte nei giardini e agricoltura nella Bologna ottocentesca: il ruolo dei Bertoloni, in: “Strenna storica bolognese”, 45 (1995), pp. 97-124.

Alessandro Alessandrini, Le entità italiane descritte da Bertoloni. Prime considerazioni con riferimento particolare al progetto Loci Classici in “Loci classici, taxa critici e monumenti arborei della flora d’italia”, Società Botanica Italiana, gruppo per la floristica (1995), pp 31-33.

Sitografia

www.ortobotanicobologna.wordpress.com

www.ipni.org